Distorsione

La distorsione prevede per definizione la perdita parziale di rapporto articolare tra due capi ossei. In questo movimento i capi ossei portano con sé il tessuto cui sono connessi quindi, connettivo, legamentoso, tendineo, muscolare. Il movimento distorsivo è rapido, l’aspetto positivo è che solitamente si tratta di traumi “leggeri” per i quali non è necessario un intervento chirurgico di riparazione. Allo stesso tempo però la qualità del recupero fisioterapico è fondamentale per impedire l’insorgere di recidive che potrebbero mettere a rischio di stabilità questa articolazione. Tipica di questa categoria di traumi è la distorsione della caviglia, la così detta “storta”. La prima cosa da fare nel caso in cui si subisse una distorsione è trovare il modo più rapido per raggiungere il pronto soccorso. In ospedale un ortopedico mediante test clinici ed esami radiologici come l’Rx valuterà l’entità della distorsione e l’eventuale concomitanza o meno di una frattura ossea.

In molti casi consigliano di effettuare una risonanza non appena si riduce il gonfiore, in questo modo è possibile studiare lo stato dei tessuti molli, in particolare del compartimento legamentoso.

In attesa di arrivare al pronto soccorso, si consiglia di applicare il “Protocollo RICE” che è un acronimo inglese che sta ad indicare:

  • RIPOSO: mantieni a riposo l’articolazione, non caricarci peso sopra, se ti fosse possibile deambula sin da subito con le stampelle, in modo da non compromettere ulteriormente la situazione. Spesso la stabilità articolare, dopo un evento di distorsione, è precaria e caricandoci peso si rischia di danneggiare ulteriormente i tessuti.
  • ICE = ghiaccio: applica del ghiaccio nella zona dolente, ti aiuterà a controllare l’infiammazione e a far diminuire il dolore, che si presenterà nell’immediato, anche se l’articolazione è ferma e non viene toccata.
  • COMPRESSIONE: fascia l’articolazione con un bendaggio compressivo, ti aiuterà a stabilizzare l’articolazione.
  • ELEVAZIONE: la posizione elevata ha lo scopo di mantenere la caviglia in scarico, contribuendo al drenaggio dei liquidi.

IL recupero varia da persona a persona, e passa attraverso riduzione di edema e gonfiore, recupero manuale dell’articolarità, terapie fisiche e strumentali tipo tecar, laser, ultrasuoni, recupero della propriocezione. Le linee guida internazionali prescrivono comunque l’esercizio e il movimento controllato fin da subito, l’errore più grave e molto comune è l’immobilizzazione tramite tutore rigido, perché ritarda di tanto il recupero funzionale.