Protection
Rest
Ice
Compression
Elevation
VS
Protection (non fare nulla che peggiori il dolore)
Elevation (elevare l’arto interessato)
Avoid Anti-inflammatory and Ice (Evitare antinfiammatori)
Compression (utilizzare una benda elastica o un taping)
Education (insegnare ai pazienti le buone norme)
Load (aggiungere gradualmente carico e movimento)
Optimisme (bisogna essere sicuri e ottimisti)
Vascular (scegliere attività cardiovascolari)
Exercise (incentivare un ritorno alla mobilità)
Il vecchio protocollo P. R. I. C. E. viene sempre più sostituito dal P. E. A. C. E and L. O. V. E.
Se osserviamo i due acronimi confrontandoli, notiamo cose in comune:
C = comune a entrambi
E = comune a entrambi
Dove sono finiti ICE e REST?
Perché sono spariti? Anzi, addirittura sono stati messi in categorie “da evitare”.
ICE: A meno che non ci si trovi in una copiosa emorragia in trauma aperto, dove il ghiaccio è doveroso per la vasocostrizione immediata, dobbiamo ricordare che in caso di trauma infiammazione, l’organismo avvia subito nella zona colpita un processo di riparazione, aumentando i fluidi, richiamando fattori quali macrofagi mastociti, citochine. Ed è proprio la combinazione tra questi vari fattori ad avviare il processo di guarigione, pertanto inibire questo processo con ripetute applicazioni di ghiaccio, non fa che ritardare la guarigione.
Gli elementi sopracitati, particolarmente i fluidi che lubrificano articolazioni e tessuti fasciali, essendo in base di collagene ed elastina sono molto sensibili alle variazioni di temperatura e passano dallo stato di “gel” allo stato di “sol” proprio con la variazione di temperatura. Quindi rendendo un fluido simile a una marmellata gelatinosa non è certo la cosa più auspicabile, anzi è quella che più velocemente ci porta verso la formazione di aderenze nell’interstizio. Quindi NO ICE!
Altra scomparsa dal protocollo è R= REST. Cosa ha fatto di male il povero REST per essere eliminato?
Quasi quasi la motivazione è la stessa di ICE. In questo caso il riposo, come lo si intendeva una volta, cioè assoluto per almeno due o tre giorni, non fa altro che rallentare la produzione e circolazione di fluidi che sono importanti per l’avvio dei processi riparatori.
Il protocollo, studiato e testato in questi ultimi anni, prevede la “Protezione” della parte lesa, intendendo di non far nulla che possa peggiorare il dolore, ma al contempo iniziare un carico precoce e una mobilizzazione che aiuti la rigenerazione e funzione dei tessuti. L’Elevazione dell’arto aiuta a ridurre il ristagno dei fluidi distali. Viene sconsigliato l’uso di antinfiammatori poichè rallentano la velocità di guarigione dei tessuti (come abbiamo già sottolineato). Il bendaggio compressivo riduce il gonfiore. E’ fondamentale educare il paziente affinchè sia consapevole dei pericoli della sovramedicazione. Tutto questo dovrebbe essere contemporaneamente unito alla buone pratiche terapeutiche riassunte dal termine LOVE.
Il carico progressivo favorisce la guarigione, anche se bisogna evitare un aumento del dolore o del gonfiore. Bisogna incoraggiare uno stato ottimista nel paziente poichè questo può influenzare direttamente sia la percezione del dolore che la velocità del recupero. A partire dal terzo giorno è possibile iniziare un’attività vascolare che favorisca la vascolarizzazione del tessuto interessato. Ottimizzare i meccanismi di guarigione significa rispettare il processo di guarigione naturale e quindi optare per un approccio attivo. Gli esercizi di rinforzo, di flessibilità e di equilibrio sono fondamentali nel trattamento per garantire un ritorno alla normalità.
Articolo di Dott. Emanuela Giordani, Fisioterapista, Istruttore di Corsa Efficiente, specializzata in Prevenzione degli infortuni del Runner e trattamento delle lesioni legate alla corsa (Scuola Canadese “THE RUNNING CLINIC” di Blaise Du Bois)