La tendinopatia achillea è una condizione dolorosa da overuse molto comune tra gli atleti, in particolare tra coloro che svolgono discipline che prevedono la corsa e i salti. In aggiunta al dolore, la tendinopatia si accompagna a delle alterazioni della struttura del tendine e delle sue capacità meccaniche che portano ad una funzionalità compromessa dell’arto inferiore e alla paura del movimento. È uno dei principali running injuries in particolare in coloro che praticano gare di mezzofondo e fondo.
Può colpire diverse parti del tendine d’Achille e manifestarsi a livello inserzionale (tra tendine e calcagno appunto), nella zona media e a livello prossimale (giunzione mio-tendinea).
La tendinopatia è il risultato della degenerazione e di una guarigione non ottimale del tendine causati da un continuo carico senza appropriato recupero. A livello dei tessuti causa la perdita della normale architettura del collagene, un aumento dei proteoglicani e un cambiamento generale dell’organizzazione del tendine. Questi cambi strutturali hanno come risultato un aumento dell’area trasversa del tendine, un’alterazione delle sue proprietà visco-elastiche e soprattutto una diminuzione della stiffness tendinea.
Il rischio di sviluppare questa problematica è multi-fattoriale ma abbiamo visto come spesso sia legata ad una cattiva gestione dei carichi di allenamento e dei tempi di recupero.
Un ruolo fondamentale nella prevenzione di questo infortunio è svolto dalla preparazione fisica e da un corretto adattamento tendineo. Non è sufficiente correre e basta per avere dei tendini performanti. Allenare i tendini con i sovraccarichi ed un programma di esercizi pliometrici (quindi balzi o varianti simili) è in grado di preparare queste strutture a sopportare carichi tensionali maggiori e quindi di rispondere meglio allo stress meccanico dovuto alla corsa. In circa 8 settimane di questo lavoro il tendine si modifica strutturalmente aumentando la quantità di collagene, di acqua, aumentando la sua area trasversa e in generale la densità del tessuto. Queste caratteristiche permetteranno una migliore adattabilità tendinea agli stress meccanici ed anche una migliore “performance” tendinea perché il tendine stesso sarà in grado di restituire più energia elastica nella fase di spinta della corsa e quindi portare anche un miglioramento a livello della biomeccanica di corsa.
Un ringraziamento per questo articolo al Dr. Filippo Rossi (https://fisioterapistafilipporossi.it/)
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