Quando si parla delle superfici su cui corriamo, gli studi scientifici ci orientano verso alcuni concetti interessanti. In primo luogo, nessuna superficie provoca più infortuni di altre, a condizione che il runner sia abituato a correre su di essa. In secondo luogo, sappiamo che le tecniche di corsa sono diverse a seconda della durezza, delle irregolarità del terreno e del dislivello.
I runner adattano inconsciamente la loro biomeccanica modulando, ad esempio, la flessibilità o la rigidità delle loro gambe. Questi adattamenti inconsci avvengono al primo contatto con la superficie, a seconda dell’esperienza del runner. Le superfici piane, come la strada, la pista e il tapis roulant, richiedono movimenti ripetitivi: questi causano uno stress specifico su alcune parti del corpo.
Se il movimento è ben fatto non ci dovrebbero essere problemi. Se il runner comincia a muoversi in maniera sbagliata a causa di un difetto qualsiasi, come nel caso in cui indossasse delle scarpe da corsa inadeguate, allora rischia di ripetere gli stessi sbagli, soprattutto se corre sempre su una superficie piana e regolare. Così facendo il rischio di infortuni aumenta.
Un altro aspetto relativo alle superfici è il dislivello. Affrontare una salita aumenta la forza propulsiva e quindi lo stress applicato alla parte posteriore del corpo (tendine d’Achille, fascia plantare, ecc). La discesa incrementa la forza d’impatto e la fase di frenata, intensificando così lo stress sul tallone, sulla fascia ileo-tibiale e sulla rotula. Anche in questo caso è cruciale l’adattamento: un progressivo aumento delle distanze e del dislivello affrontato permetterà un adattamento tissutale che proteggerà il runner da eventuali patologie.
È importante ricordare che quando si corre su superfici naturali irregolari, la variazione della biomeccanica riduce il rischio di infortuni da sovraccarico. I sentieri naturali sono il terreno da preferire. Questo tipo di superficie, solida e irregolare, stimola una grande varietà di movimenti e quindi gli stress meccanici sono distribuiti su diverse strutture degli arti inferiori. Così facendo l’intero sistema muscolo-scheletrico si rinforza.
(tratto da La salute nella corsa di Blaise Dubois e Frédéric Berg)