Siamo sicuri che essere “pronatori” sia un difetto?
Certamente un’affermazione del genere creerà un vero baccano nella mente della maggior parte dei non addetti ai lavori.
Vogliate scusarmi (tutti i fisioterapisti e i ricercatori che si occupano di infortuni del runner e di ricerca scientifica) se ho deciso di aprire questo vaso di pandora!
Credetemi, anche per noi terapisti e runner diversamente giovani non è stato affatto facile sentirci raccontare tante cose che hanno decisamente scardinato il nostro mondo conosciuto fino ad ora!
Ed ecco che la famigerata pronazione diventa un fatto naturale. Resta da gestire, a questo punto, l’iperpronazione. Anche questa non identifica una patologia, bensì uno stato del piede che sovente risponde ad un atteggiamento del ginocchio, in valgo, oppure a un vero piede piatto. Inoltre, se proprio vogliamo sottilizzare, nella corsa l’appoggio del piede passa dal quinto dito al primo, ed è imprimendo forza elastica all’alluce che si ottiene la miglior spinta per la fase di volo successiva.
Ad aver spaventato gli osservatori sportivi, quando il fare sport e l’agonismo si sono estesi molto all’interno delle società moderne, è stato vedere le belle calzature moderne e costose (parliamo di anni 70/80) che si sciupavano velocemente all’interno o all’esterno diventando indice di patologia del piede. Errore grossolano, in quanto avendole riempite di gel e sostanze varie ammortizzanti, era più facile ed evidente cogliere deformazioni. Le cosiddette scarpe da ginnastica, prima dell’avvento di queste super tecniche calzature da campioni, erano piatte, senza intersuola e non davano nell’occhio!
In foto, invece, vediamo che il piede all’interno della scarpa prona e ne deforma la struttura in modo molto evidente.
Altra moda molto in voga derivante dagli anni 80/90 è la famosa videoanalisi, fatta su un tapis roulant, utilizzando una telecamera che vi riprende da dietro-basso e che di fatto riprende solo i piedi ed i polpacci. Questo sistema è il sistema che viene ancora normalmente utilizzato dai rivenditori di scarpe da running per decretare, a grandi linee (molto a grandi linee!) se siete o meno dei “pronatori”.
É impossibile, guardando questa foto, decretare se il soggetto è un iperpronatore, e casomai quale sia la causa di questa iperpronazione. O meglio, si vede un atteggiamento pronato, ma, senza vedere un ginocchio o un bacino a monte, non riusciamo proprio a comprendere quale sia il problema di catena, e le eventuali compensazioni. Si profila qui la soluzione drastica al problema! La scarpa antipronazione!!! Ecco che nella scarpa viene aggiunto un sostegno meccanico all’interno, con l’intento di correggere il piede.
Sappiamo ormai da più di 4000 anni come funziona un “arco a volta” e sappiamo altresì che il miglior sistema per far crollare un arco è quello di puntellarlo da sotto, scaricandolo di fatto delle forze che lo sorreggono. L’arco plantare, bloccato dalla soletta rigida perde qualsiasi grado di mobilita e lentamente si blocca peggiorando notevolmente l’atteggiamento pronatorio.
Peccato che il piede non abbia memoria di forma e non si riesca a correggere con un plantare. L’unico modo reale per correggere questa situazione, qualora fosse davvero patologica, è quella di lavorare sulle catene muscolari e sui tendini. Infatti, nessun venditore di scarpe potrà mai dare un reale aiuto a un vero iperpronatore.
La pronazione, nella corsa, non è un fatto statico ma una “rotazione” che avviene in un determinato lasso di tempo. Se noi interveniamo riducendo il tempo a disposizione del piede per ruotare riduciamo l’entità della pronazione. Per ridurre il tempo di pronazione bisogna lavorare sul tempo di permanenza a terra durante la corsa e di conseguenza sull’ampiezza e sulla frequenza dei passi. Questo, ovviamente, unito ad un lavoro di tonificazione della muscolatura del piede e di mobilità delle articolazioni, ma soprattutto dell’aumento della reattività. Stabilito che la pronazione e anche l’iperpronazione non sempre diventano schemi patologici, qualora lo divenissero, un’analisi accurata del passo, della postura e della corsa, uniti ad esercizi individuali e ben specifici, sono le uniche modalità per risolvere il problema, mentre non lo sono le scarpe!