Alcuni studiosi hanno definito la psicologia dello sport come lo studio scientifico delle persone e dei loro comportamenti nel contesto sportivo e motorio. Di cosa si occupa? Di tutti coloro che praticano attività fisica, a qualsiasi livello, dal bambino all’anziano. Il pubblico a cui si rivolge la disciplina è, dunque, molto vasto. Lo psicologo sportivo aiuta a modificare a livello pratico quei comportamenti e atteggiamenti che vanno a minare, in un certo senso, la riuscita nello sport.
Nel caso degli atleti d’élite, la psicologia sportiva si impegna ad aiutarli a raggiungere la prestazione ottimale, attraverso diverse tecniche che possono riguardare diversi aspetti specifici come la bassa motivazione, una prestazione migliore in allenamento rispetto alla gara, difficoltà nell’imparare un nuovo gesto tecnico, ansia eccessiva, recupero da un infortunio e tanto altro, a seconda delle necessità dell’atleta.
Come è emerso, nella corsa, la dimensione mentale e quella fisiologica risultano strettamente intrecciate. Per migliorare le proprie prestazioni è, dunque, necessario focalizzarsi sul potenziamento delle competenze psicologiche (oltre a quelle tecniche e fisiche). Nello specifico, il consolidamento di alcune abilità mentali; quali la motivazione, la dedizione, la resilienza e la tenacia risulterebbe fondamentale per il raggiungimento di performance di livello assoluto. È, inoltre, necessario ricordare agli atleti che ciò che contraddistingue il campione non è l’assenza del dolore e della fatica, ma la capacità di accogliere (e far proprie) queste sensazioni, quali presupposti indispensabili per il proprio processo di crescita.
Oltre a prendere in considerazione la singola persona o l’atleta, la psicologia dello sport si occupa anche di dinamiche di squadra e lo psicologo può affiancare allenatori e dirigenti nella gestione degli atleti.