La corsa è uno degli sport più diffusi e praticati al mondo, grazie al basso costo economico di partecipazione e poiché non è limitata dal tempo o dal luogo.
Differenti studi hanno evidenziato alcune criticità dello sport: è emerso che un carico elevato e protratto nel tempo potrebbe rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di osteoartrosi e così aumentare le manifestazioni cliniche di degenerazione cartilaginea.
La cartilagine ricopre le superfici delle ossa e facilita il movimento tra esse, assorbendo gli urti e trasferendo il carico all’osso sub-condrale, evitando così le forze di attrito.
L’osteoartrosi è la malattia muscolo scheletrica più frequente che può portare a un declino funzionale con un importante calo della qualità della vita. I sintomi più ricorrenti sono dolori articolari, crepitii, rigidità e limitazione del movimento con presenza o meno di versamento e infiammazione locale. Il dolore spesso è correlato con l’attività mentre, nelle fasi più avanzate, può essere presente costantemente. I pazienti che soffrono di questa patologia tendono a diminuire i movimenti che potrebbero innescare il dolore, trovandosi con una ridotta funzionalità.
Nel 2020 è stata pubblicata una revisione sistematica con metanalisi da Dong e colleghi, con lo scopo di indagare gli effetti della corsa sulla cartilagine articolare del ginocchio. Prendendo in considerazione come outcomes la COMP, lo spessore della cartilagine e il contenuto di acqua nella cartilagine articolare. In questa revisione, rispetto al gruppo di controllo, è emerso che la corsa non è un fattore di rischio significativo per la riduzione del volume cartilagineo. Per quanto riguarda il livello della COMP, immediatamente dopo la corsa (30 min dopo) si presentava significativamente aumentata, ma non si trovavano differenze ad 1 ora o 2 ore successive alla corsa rispetto al gruppo di controllo. Questo significa che col tempo, la differenza dei livelli di COMP diminuisce gradualmente, fino ad annullarsi. Inoltre, nei pazienti con età metà minore di 30 anni, non si notavano variazioni significative col gruppo di controllo in nessuna situazione.
Per quanto riguarda la quantità di acqua nella cartilagine, essa era significativamente ridotta dopo la corsa. Questo, probabilmente, perché la cartilagine viene ripetutamente compressa durante l’attività della corsa, così da far uscire l’acqua contenuta al suo interno. Negli individui che non praticano attività fisica, invece, il contenuto d’acqua è intrappolato dalla matrice di collagene.
Tutto funzionerebbe secondo la legge di Wolff che ci spiega il motivo per la quale l’attività fisica potrebbe essere un fattore protettivo per i nostri tessuti. La risposta cellulare viene attivata nel momento in cui uno stimolo viene applicato su uno specifico tessuto (in questo caso, a livello cartilagineo). Successivamente allo stimolo, dopo un periodo di riposo sufficiente, il tessuto si adatta aumentando la propria integrità e resistenza alle forze esterne. Quello che sappiamo, purtroppo, è che la cartilagine ha una limitatissima capacità di autoguarigione, ed è per questo che il processo artrosico è in continua evoluzione.
Un’altra cosa interessante che sappiamo riguardo l’impatto e l’intensità dell’esercizio sulla composizione cartilaginea è che dosi troppo basse o troppo alte potrebbero allo stesso modo danneggiare il tessuto cartilagineo.
Possiamo affermare che il carico fisico su un’articolazione ha degli effetti benefici quando la dose di esercizio è adeguata. Studi futuri dovrebbero appunto stabilire i parametri entro cui somministrare l’esercizio in termini di tipologia, volume, densità, intensità, per avere un effetto benefico sulla cartilagine.
I carichi dovrebbero essere incrementati gradualmente, evitando riacutizzazioni del dolore. La corsa, dunque, può essere considerata un’attività sicura e, se fatta con intensità adeguata, non avrà effetti negativi sulla cartilagine del ginocchio.
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