La differenza principale tra un fisioterapista e il cosiddetto preparatore atletico non sta solo nel tipo di formazione (di tipo sanitario per il primo), o nella metodologia applicata nello svolgimento della propria attività.
Il fisioterapista, secondo la legge italiana, è l’unico tra i due a poter lavorare con un soggetto patologico, poiché provvisto di un determinato bagaglio di conoscenze che sono necessarie in determinati frangenti.
Per quanto riguarda i soggetti sani, qualsiasi persona può operare con loro, favorendo il loro benessere, tramite un percorso di allenamento. La figura del personal trainer, per esempio, si occupa di soddisfare il benessere del soggetto attraverso l’attività motoria e sportiva, ha competenze relative alle caratteristiche funzionali del muscolo ed alle corrispondenti tecniche di allenamento sviluppando competenze sia relative all’attività educazionale al gesto sportivo che a livello ergonomico generale. Si tratta di competenze estremamente vaste che possono però ben collocarsi in posizione post-fisioterapica in un completo programma di riabilitazione e funzionalità motoria.
I due profili professionali risultano, in un certo senso, complementari tra loro, dal punto di vista motorio. Entrambi hanno l’obiettivo di accrescere il benessere e la salute del paziente. Il fisioterapista lo fa attraverso un percorso che porta il paziente al di fuori della patologia, mentre il personal trainer o preparatore atletico si impegna perché lo stato di salute non venga più alterato. I campi di azione delle due professionalità, infatti, non sono nettamente contrastanti ma adiacenti fra loro, e le singole professionalità si realizzano pienamente proprio in un’ottica di cooperazione e affiancamento nell’attività.
La collaborazione tra le due discipline fa in modo che il risultato garantito sia ottimale. Unire le forze, condividere le proprie competenze è un grande beneficio per il paziente e permette un lavoro più continuativo, attraverso un costante confronto.