Un campo nel quale le credenze sono costantemente rovesciate, e sul quale ci si è concentrati molto, è quello dell’utilità degli esercizi di stretching in ambito sportivo. Sebbene in ambito scientifico esistono ancora dei dubbi per quanto riguarda le corrette raccomandazioni, sono comunque emerse delle linee di tendenza precise.
Ciò che si sa oggi che lo stretching prima dell’attività fisica riduce le prestazioni in termini di forza, velocità, salto e resistenza. Le conoscenze scientifiche ci permettono addirittura di sostenere che lo stretching aumenta potenzialmente il rischio di infortuni! Al contrario, lo stretching regolare, fatto a distanza dagli allenamenti, potrebbe avere un effetto positivo sull’incidenza degli infortuni stessi. Soprattutto nei casi in cui l’elasticità delle articolazioni e dei muscoli sono più limitate di quanto richiesto dalla tecnica di corsa. Inoltre, lo stretching praticato a distanza dall’allenamento può favorire la possibilità di migliorare la propria velocità di corsa.
La pratica dello stretching muscolare si è largamente diffusa sulla scia di professionisti della salute, allenatori, riviste e libri. Per non parlare, a volte, degli studi scientifici di scarsa qualità. La parola d’ordine era fare stretching prima o dopo l’attività fisica, a volte sia prima che dopo. […] La costante è che il corpo si adatta. La flessibilità del feto si riduce negli ultimi mesi trascorsi nel grembo materno, per poi essere riacquistata dopo la nascita in risposta alla varietà di movimenti che il neonato si trova a compiere. Se questa flessibilità verrà mantenuta o meno dipenderà dalle attività che impegneranno il corpo, nonostante sia anche importante l’influenza della genetica. Una danzatrice classica, per esempio, svilupperà un’elasticità che le permetterà di fare delle spaccate, mentre un uomo moderno, sedentario e sempre seduto è destinato ad anchilosarsi. La prescrizione di esercizi di stretching deve quindi essere personalizzata, al fine di soddisfare le esigenze funzionali dello sport e di corrispondere alla rigidezza sviluppata da ogni singolo individuo.
La corsa in sé è un esercizio di flessibilità, soprattutto se la velocità, e quindi l’ampiezza del passo, aumenta. Fare stretching a freddo, la sera e lontano dalle sessioni di allenamento, sembra essere il modo più efficace per guadagnare ampiezza riducendo il rischio di infortuni. Questo naturalmente vale solamente a condizione di non rimanere poi, per tempi prolungati, nelle posizioni o nei movimenti che hanno causato questa perdita di movimento.
Da “La salute nella corsa” di Blaise Dubois