L’evoluzione tecnologica delle calzature moderne inizialmente aveva l’obiettivo di ridurre la probabilità di infortunio. L’aggiunta di ammortizzazione, tacchi rialzati e tecnologie per controllare il movimento di pronazione, hanno stravolto il modo di correre dell’uomo. Resta da capire se questi “progressi” siano di qualche utilità. Ci chiediamo persino se le calzature moderne non siano diventate la causa degli infortuni.
La scarpa moderna e tecnologica con un basso Indice Minimalista è diventata la norma. In Europa e in Nord America, il 90% dei runner ha scarpe “grosse” con un Indice Minimalista compreso tra lo 0 e il 30%. L’incidenza degli infortuni da corsa è molto alta. Varia a seconda delle popolazioni prese in esame e del tipo di studio, ma in media un runner su due (dal 20 all’80%) subisce un qualche tipo di infortunio ogni anno. Ci si può chiedere quale sia il contributo delle calzature moderne sulla riduzione, o sull’aumento del rischio di infortuni. Siccome questa moderna scarpa massimalista è diventata la norma, sono stati effettuati studi di qualità su popolazioni che utilizzano scarpe massimaliste, definite tradizionali dai produttori. Si sono confrontate suole più morbide e più rigide per la stessa scarpa tradizionale, si è cercato di giustificare la presenza delle tecnologie anti-pronazione (controllo del movimento), si è valutata l’incidenza degli infortuni quando si passa a calzature diverse, più semplici e minimaliste.
Un processo inverso rispetto al metodo scientifico di validazione classico. Prima di immettere sul mercato un qualsiasi presidio sanitario o dispositivo medico indossabile vige l’obbligo di studiarne gli effetti. Da una parte per assicurarsi che sia efficace e dall’altra per verificare che non provochi nessun danno per la persona che lo indossa. L’onere della prova è a carico di chi propone e promuove il prodotto o la terapia. Si tratta di un processo complesso e rigoroso, obbligatorio e supervisionato dalle autorità governative, utilizzato per tutte le molecole farmacologiche e i dispositivi medici immessi sul mercato. Purtroppo, le calzature sportive non devono essere approvate o revisionate da una società o da un organismo indipendente che ne giudichi la sicurezza e l’efficacia.
Le calzature sportive sono considerate prodotti di moda, ognuno è libero di produrle come meglio crede. I marchi che vendono scarpe hanno intrapreso questa corsa alle “tecnologie di prevenzione” per differenziare le scarpe competitive da quelle destinate al grande pubblico, a una popolazione spesso colpita da infortuni e amante delle novità. Insomma, un’efficace operazione di marketing.
Con l’aiuto di ricercatori e professionisti della salute che, in buona fede, cercano soluzioni, le scarpe da corsa si sono evolute molto rapidamente nelle calzature moderne che conosciamo oggi. La maggior parte dei produttori sono diventati esperti nell’arte di promuovere le false credenze, utilizzando immagini e vocaboli volutamente ambigui, ma ben scelti per evitare di essere citati in giudizio per pubblicità fraudolenta. Tuttavia, alcuni di questi produttori sono comunque stati condannati. Skechers, Reebok e Five Fingers sono stati citati in giudizio per diversi milioni di dollari per pubblicità ingannevole. Dagli anni’80, l’industria delle scarpe da corsa ha portato i consumatori a credere di aver bisogno di ammortizzazione e tecnologie anti-pronazione per ridurre lo stress sullo scheletro, allineare i piedi, aumentare il comfort percepito e ridurre l’incidenza degli infortuni. Una serie di tecnologie viene commercializzata ogni anno da tutti i produttori di attrezzature sportive…Senza alcuna base scientifica che ne comprovi la validità. Nel 2008, una revisione sistematica di Craig Richards, medico ed esperto australiano, ha esposto un dato di fatto: il modo in cui si raccomandano le scarpe da corsa non è supportato da alcuna evidenza scientifica. A quest’osservazione è seguita una serie di articoli di varia qualità che definiscono ciò che conosciamo. Si tratta di un livello di studi ancora piuttosto basso, che tuttavia evidenziano alcune tendenze sul legame tra le scarpe, le loro caratteristiche e gli infortuni.
PER SINTETIZZARE CIÓ CHE SAPPIAMO:
- l’ammortizzazione della scarpa moderna non ha nessun ruolo di protezione e di prevenzione degli infortuni.
- I sistemi di controllo della pronazione non hanno nessun effetto protettivo contro gli infortuni.
- I runner abituati alle tradizionali calzature massimaliste che passano troppo velocemente a calzature minimaliste o che corrono a piedi nudi, hanno una maggiore incidenza di infortuni rispetto a quelli che non cambiano tipo di calzature.
- I runner abituati a scarpe minimaliste o a correre a piedi nudi hanno una minore incidenza di infortuni rispetto a quelli abituati alle tradizionali scarpe massimaliste.
- Queste tendenze sono coerenti con la letteratura scientifica che esplora gli effetti biomeccanici delle calzature moderne. L’aumento della velocità della forza d’impatto, la riduzione della cadenza e l’appoggio più pronunciato del tallone possono spiegare, in parte, il potenziale effetto deleterio delle scarpe moderne. Cambiare il tipo di scarpa significa modificare il modo di correre delle persone, trasferendo lo stress ad altri tessuti meno allenati. Cambiare troppo rapidamente espone i tessuti del runner ad un maggiore rischio di infortuni. La stessa logica vale per coloro che sono abituati a scarpe minimaliste e che si orientano troppo rapidamente verso quelle massimaliste. Questa ad oggi è ancora un’ipotesi che nessuno ha validato con una pubblicazione scientifica.
Tratto da “La salute nella corsa” di Blaise Dubois