Le condizioni dolorose dell’anca sono molto diffuse, soprattutto nella popolazione con età superiore ai 40 anni.
Per borsite trocanterica si intende l’infiammazione della borsa sinoviale che si trova in prossimità del grande trocantere del femore.
Il trocantere è una delle due sporgenze ossee prima che la testa del femore si articoli con l’acetabolo del bacino. L’articolazione più colpita nel caso della borsite trocanterica è l’anca che mette in comunicazione l’arto inferiore al bacino.
L’anca ed è costituita di due facce articolari:
- l’estremità prossimale del femore che è nota anche come “testa femorale”;
- l’acetabolo, detto anche “cotile”. È una formazione ossea semisferica costituita dalla fusione delle tre ossa del bacino (Ischio, ileo e pube), circondata da un labbro cartilagineo che ne aumenta l’ampiezza e la cavità al fine di ospitare meglio la testa del femore.
L’articolazione è ricoperta da una capsula molto spessa, e la sua rete legamentosa è formata da quattro legamenti.
Vista la grande quantità di movimenti e l’ampiezza articolare e il carico a cui è sottoposta, l’anca è costituita di una solida struttura muscolare che per chiarezza possiamo dividere in due gruppi principali:
- il primo gruppo è formato dai muscoli della fossa iliaca come il piccolo psoas e l’ileo psoas;
- il secondo gruppo è formato dai muscoli dell’area glutea come il grande gluteo, il medio gluteo e il piccolo gluteo, il piriforme, l’otturatore interno, i due gemelli e il quadrato del femore. Questo gruppo, per locazione anatomica, risulta essere quello più interessato quando si hanno condizioni di borsite trocanterica.
I sintomi che caratterizzano questa condizione sono:
- Dolore alla palpazione;
- Gonfiore, calore e rossore locale;
- Difficoltà a effettuare i movimenti dell’anca, in particolare i movimenti di abduzione e rotazione.
La diagnosi viene effettuata dal medico, quasi sempre Ortopedico, Fisiatra o Medico Sportivo.
I rimedi possono essere di carattere conservativo (fisioterapia) oppure invasivo (viene asportato il liquido locale mediante l’aspirazione con un ago) a cui consegue il ciclo fisioterapico.
La fisioterapia è sempre la prima opzione, e si può optare per un rimedio terapeutico invasivo solo se il ciclo fisioterapico non ha dato i risultati sperati.
I rimedi per la borsite trocanterica variano in funzione del meccanismo che è alla base della patologia:
- Tecniche di terapia manuale: è un insieme di tecniche manuali che hanno il fine di migliorare e ripristinare il movimento fisiologico dell’articolazione che si è alterato. Non sono pochi i casi in cui il fisioterapista tratta anche distretti limitrofi all’anca come il tratto lombare della colonna, o l’articolazione sacro-iliaca del bacino, poiché potrebbero avere delle correlazioni con le disfunzioni di anca.
- Mezzi fisici ad alta tecnologia: si tratta di elettromedicali che hanno l’obbiettivo di stimolare la biologia del tessuto, riducendo la sintomatologia e accelerando i processi infiammatori.
- Esercizi e auto esercizi: in molte condizioni di disfunzione di movimento dell’anca, è fondamentale l’esecuzione di esercizi specifici che contribuiscano a mantenere i progressi ottenuti con le tecniche manuali, a contribuire alla guarigione dei sintomi e alla prevenzione di eventuali recidive.
- Informazione del paziente sui comportamenti a rischio da evitare: per quanto riguarda l’anca dolorosa, è molto importante ad esempio evitare tutti quei movimenti di adduzione come incrociare le gambe o camminare mettendo un piede davanti all’altro (come fanno nelle sfilate di moda) invece che rispettare una distanza fisiologica tra i due arti.
Se l’approccio conservativo non presenta il successo sperato, oppure se la borsite assume dimensioni importanti si effettua l’aspirazione del liquido o nei casi più particolari si interviene con un intervento chirurgico mediante artroscopia, che rende l’operazione mininvasiva dato che non lede eccessivamente i tessuti interessati.
Ad ogni modo dopo l’intervento chirurgico al paziente sarà indicato di effettuare un ciclo fisioterapico, dove oltre al recupero della motilità e funzionalità articolare, il fisioterapista sarà impegnato a lavorare per evitare la formazione di eventuali aderenze cicatriziali post-chirurgiche. Anche per questo motivo si tenta di evitare il più possibile l’approccio terapeutico invasivo.