Il nostro corpo è capace di prestazioni eccezionali ma ha bisogno di tempo per adattarsi in modo graduale. E per riposare.
I tempi di recupero e di rigenerazione sono essenziali per l’organismo, per migliorare le proprie prestazioni, per evitare infortuni e per mantenere un buon morale.
La sindrome da sovrallenamento (OTS, overtraining syndrome) si verifica quando si supera il confine tra piacere e dolore, quando il proprio corpo è spinto troppo in là. Si traduce come una diminuzione delle performance, nonostante l’aumento o il mantenimento del livello di allenamento che impedisce un corretto e naturale recupero. La sindrome da sovrallenamento è una grave condizione cronica. Le forme iniziali, meno gravi e per le quali il ritorno ad uno stato di salute non richiede troppo tempo, sono chiamate sovraffaticamento (overreaching).
La sua eziologia e la sua patogenesi non sono ancora del tutto note, ma questa sindrome colpisce un insieme di sistemi, da quello ormonale, immunitario, neurologico a quello psicologico. Nella vita di un atleta esperto, il raggiungimento dei propri limiti è normale – in questo caso si parla di sovraccarico funzionale (functional overreaching), la prima tappa dell’OTS. I corridori più navigati sanno come correggere rapidamente questa condizione grazie a un riposo calcolato. Sanno anche trarre vantaggio da una sorta di effetto di “rimbalzo” di questa fatica per migliorare le performance in seguito
Prolungare il carico di lavoro in questo stato di affaticamento può portare ad un sovraffaticamento non funzionale, una seconda fase più rischiosa per la quale sono necessarie diverse settimane di recupero.
I sintomi causati dall’OTS sono di varia natura, sia fisica che psicologica. Solo attraverso un’anamnesi completa e una valutazione di diversi parametri, può aiutarci a diagnosticare i primi segni di un sovrallenamento.
Bisogna ricordare che il nostro corpo, insieme al nostro cervello, è in grado di farci fermare, attuando una sorta di meccanismo di difesa, mettendoci in pericolo. Solo così siamo costretti a rallentare i nostri ritmi.