Perché poniamo tanto interesse verso il gesto atletico della corsa?
Non perché siamo fissati con l’estetica (non è mica uno spettacolo di danza classica) bensi perché correre male significa creare un mare di infortuni piccoli o grandi, cosa che a sua volta crea un mare di frustrazione
nell’atlleta quanto nell’amatore. Purtroppo al momento attuale vivendo la maggior parte di noi in città, gli spazi per correre sono spesso cementificati, i tempi per gli allenamenti sono risicati a fatica dalle ore di lavoro, c’è molto “fai da te” e molto “Dott. Google” a creare confusione e danno.
Correre è uno schema motorio di base, ben diverso dalla camminata o dallo scatto. Correre semplicemente allungando il passo come va per la maggiore nei parchi è quanto di peggio si possa fare, perché lo schema tacco –rullata – punta, gestisce molto bene le forze a basso impatto della camminata, ma diventa estremamente traumatico nell’accelerazione. Inoltre molto spesso ci si trova di fronte ad allenatori che avendo vinto tanto nel loro passato, ritengono che quello che andava bene per loro sia il “sancta sanctorum” la Bibbia della corsa, ma non è così. Abbiamo analizzato dei dati relativi alla maratona di New York, la più conosciuta e ambita in quasi tutto il mondo e abbiamo scoperto che: sebbene il numero di atleti che vi partecipano sia aumentato in modo esponenziale in questi ultimi 30 anni, la performance è aumentata di poco, e ahimè i tempi non appartengono alla razza caucasica, e nemmeno all’afroamericano di quinta generazioni,appartengono agli Africani che vivono ancora in Africa!
Ebbene sorgono spontanee delle domande. Ti sei mai chiesto come corri, se la tua corsa è efficiente, performante, sana? E se te lo sei chiesto hai un idea di come prendere in mano la situazione? Un buon punto di partenza è l’analisi della corsa fatta con il Walker View.